"Il Comune dorme, noi no. Ridurre orari e decibel, situazione insostenibile”: il sit-in dei residenti esasperati dalla movida

19 mag 2025
Milano, 19 maggio 2025 – Protesta contro la movida “fracassona” davanti a Palazzo Marino, la sede del Comune di Milano. In azione i Comitati contro 'Mala Movida' che oggi lunedì 19 maggio hanno organizzato un sit in organizzato per presentare le richieste all'amministrazione. "Basta Naviglio luna park" e "Il Comune dorme noi no": questi alcuni degli slogan che campeggiavano sugli striscioni portati davanti al municipio milanese. Presenti alcuni degli esponenti dei comitati di Lazzaretto, Arco della Pace, Nolo e Navigli, oltre alla consigliera comunale Mariangela Padalino di Noi Moderati. “Noi chiediamo due cose: riportare il rumore all’interno dei limiti di legge di 55 decibel con monitoraggio sistematico, e poi riteniamo, e lo ha dichiarato pubblicamente il questore di Milano, che esiste un filo rosso che collega la movida ai crimini alla sicurezza urbana”, ha spiegato Maurice Spier del comitato Lazzaretto. “La movida è causa indiretta di crimini a carattere predatorio e di spaccio e di droga”.

Quanto alle possibili soluzioni, ha precisato Spier: “È l’ente che decide cosa fare, noi chiediamo che il rumore all’interno delle zone di movida sia compatibile con i limiti di legge. Quello che decide il Comune è responsabilità del Comune, non siamo noi a determinare quali sono i rimedi, sono loro a dover decidere”. “Domani scade il termine per le osservazioni alla nuova ordinanza – ha proseguito – ma è un termine ripetuto dall’anno scorso. Siccome l’anno scorso era stata fatta la stessa iniziativa e i comitati avevano depositato delle osservazioni che non sono state assolutamente prese in considerazione, noi a titolo simbolico, visto che l’ordinanza è già scritta, le riconsegniamo ai consiglieri in modo da sensibilizzare su questo tema, perché il vero vulnus è che l’ordinanza dell’anno scorso non ha funzionato e non funziona, e quindi riproponendola cade proprio l’oggetto dell’ordinanza”, ovvero la “tutela del diritto al riposo delle persone”. A distanza di un anno “non è cambiato niente”, ha sottolineato. “Sono osservazioni tecniche, non proteste, perché ci sono delle norme che non sono rispettate. L’ordinanza non va a tutelare questi diritti”.
“L’ordinanza scatta alle 2 e considera solo i dehors: questa è la dimostrazione che non serve assolutamente a niente. Sono tante le soluzioni pratiche, la prima potrebbe essere porre dei limiti di orari ai locali pubblici, non solo i dehors”, aggiunge. “C’è un punto fondamentale e questo tema è delimitato all’interno delle sentenze che hanno condannato le amministrazioni di altre città: c’è una violazione di un diritto costituzionale dell’articolo 32, che tutela la salute, e dell’articolo 41, che dice chiaramente che la libera iniziativa privata deve cedere il passo al diritto alla salute. Queste non sono solo affermazioni di principio ma che si declinano in termini di sentenze”. “Nella zona dell’Arco della Pace, prima del covid avevamo sui marciapiedi 600 posti a sedere, dopo il covid per i decreti risarcitori a vantaggio dei locali sono 2.200. Quindi si sono quasi quintuplicati”, ha detto Franco Spirito, presidente dell’associazione residenti dell’Arco della Pace.
“Abbiamo interpellato la Sovrintendenza e ci aveva promesso nel 2024 che avrebbero convocato il Comune per ripristinare i vincoli paesaggistici che in quella zona sussistono, poi c’è stata una proroga dei decreti fino a fine 2025 e ora attendiamo di sapere quando scade questa seconda proroga cosa succede di tutti quei posti. Non c’è solo il disturbo della movida, noi abbiamo la disgrazia di avere una piazza molto attrattiva, accogliente e spaziosa che è la piazza dell’Arco della Pace, che diventa sede per qualsiasi tipo di iniziativa e di eventi”. “Chiediamo al Comune di trovare delle soluzioni per ricucire la vivibilità e il divertimento”, ha detto la consigliera comunale di Noi Moderati Mariangela Padalino. “Una volta la movida era simbolo di socialità, oggi sta creando veramente molti problemi. Ci sono persone che durante la notte dormono con 80 decibel, questa cosa non può essere più tollerata. E quindi dobbiamo attivare degli strumenti seri e concreti: sono mancati fino ad oggi, come è mancata anche la gestione del territorio. Non si possono aprire 10 bar in 500 metri di via. Quindi i cittadini chiedono delle soluzioni, danno proposte e consigli e secondo me bisogna ascoltarli, perché sono loro che vivono il territorio, e chi meglio di loro può darci proposte?”.
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